La storia del Cervino – parte 4

La storia del Cervino – parte 4 (4-6)

Toccò alla parete ovest essere salita per prima d’inverno. Dal 16 al 18 aprile 1949 Raymond Monney e Jean Fuchs, se­guendo rigorosamente la via Imseng, arrivarono in vetta. Per quanto compiuta fuori dal periodo strettamente inverna­le, questa impresa è valida comunque. Del resto si può im­maginare come si presenti, a metà aprile, l’ambiente re­pulsivo del Tiefenmatten!

Tra le quattro creste è ancora la Furggen ad essere la più a lungo inviolata d’inverno. Tre eccezionali alpinisti l’a­vevano tentata il 22 febbraio 1932: Giusto Gervasutti, Guido De Rege e Gabriele Boccalatte. Alla cengia Mummery tagliaro­no alla Capanna Solvay, da cui il giorno dopo raggiunsero la vetta via Hörnli. Nel 1938 ancora Boccalatte il 12 mar­zo, con Ettore Castiglioni sale alla Solvay (via Hörnli); il giorno dopo furono respinti dal vento fortissimo. Lo stesso progetto fu ripreso ed eseguito felicemente da Raymond Monney e Jean Fuchs il 28 marzo 1948; dalla Hörnli traversarono (cengia Mummery) alla Spalla di Furggen e da lì arrivarono in vetta seguendo più o meno la via diretta di Carrel. E ciò è logico, perché la via Piacenza era più innevata. Ma il problema non era ancora risolto integralmente! Ci pensò l’allora giovanissimo Walter Bonatti, con il com­pagno Roberto Bignami. L’ultima cresta invernale cadde il 20 e 21 marzo 1953 e insieme, ma per errore, fu percorsa pressoché integralmente, con una variante degna del vin­citore del Grand Capucin e del Dru. Con Bonatti si chiude il ciclo di Piacenza, poi Carrel, poi Bonatti, cioè l’aggiramento, il superamento parziale, il superamento diret­to. Si è fatto un passo avanti, e per di più d’inverno. Illogico? Certo, e splendidamente Bonatti in seguito lo riconfermerà sulla parete nord.

La parete ovest del Cervino

Il 3e 4 settembre 1953 Italo Muzio, Luigi Carrel e Luigi Maquignaz compiono la prima ascensione del Picco Muzio; la salita si svolse per il crestone Sud, con poca diffe­renza dalla via della parete sud. I tre non proseguirono fino alla Spalla di Furggen, ma scesero per la stessa via.

La seconda parete invernale fu la Est, nel 1959 (25 e 26 aprile): Stanislaw Biel e Jan Mustovsky, polacchi, riesco­no nell’impresa. Non dicono molto di nuovo, poiché seianni prima Bonatti aveva superato difficoltà maggio­ri sul Furggen, ma in ogni caso l’impresa èragguardevole. La parete est è pochissimo ripetuta: è illogica, con quel grande pendio di neve e poi l’ul­timo triangolo roccioso… Esteticamente discontinua è anche la più pericolosa.

Prima invernale alla Nord del Cervino

Il 22 luglio 1959 Diether Marchart salì da solo la parete nord, destando un’impressione enorme nel mondo alpinistico. Il primo dei «tre ultimi problemi» delle Alpi era stato vin­to da un solitario. Un altro tabù cadeva, nasceva la feb­brile gara per l’Eiger in solitaria. Ancora una volta il Cervino è stato teatro di un’impresa grandiosa, che aveva precedenti solo con Buhl (via Cassin del Pizzo Badile) o con Maestri (via Soldà alla Marmolada) o con poche altre.

Dieter Marchart

Dopo Whymper e Carrel non si era più avuta competizione sul Cervino. Qui non era stato come alla Nord del­le Grandes Jorasses o all’Eiger. Ma nel 1961 e 1962 l’accresciuto interes­se dei giornali e della televisione per l’alpinismo suscitò una gara vera e propria, con tanto di primi e ultimi. L’agghiacciante Nord invernale non favorì lo sforzo in comune delle cordate. Marzo 1961: Walter Bonatti e Giuseppe Catellino superano i primi 400 metri di ghiaccio. Catellino non regge alla fatica e scendono. Pochi giorni dopo Romano Merendi, Vasco Taldo e altri 2 compagni non oltrepassano, per limite psicologico, il pun­to di Bonatti. Ancora una volta il grande Bonatti portava all’alpinismo estremo qualcosa di veramente nuovo, anche se, in questo caso, contemporaneamente Hiebeler e compagni salivano la Nord dell’Eiger. L’inverno successivo si scatena la battaglia (vera e pro­pria battaglia fu quella). 21 dicembre 1961, tentano Hilti von Allmen e Paul Etter, svizzeri. Quota 3600. 8 e 9 gennaio 1962: Pierre Mazeaud, Erich Krempke, Toni Hiebeler e Toni Kinshofer. Quota 3850 e di­scesa per cresta Hörnli sotto la bufera. L’attenzione dei turisti di Zermatt e della stampa si fa morbosa, mentre altri tre attaccano, il 20 gennaio. Sono Adolf e Franz Huber, con Hubert Sedlmayer. Il loro equi­paggiamento non è dei migliori (niente giacche imbottite, anticongelanti, radio). Ma il 22 arrivano a 250 metri dalla vetta. Ripiegano nella bu­fera alla Capanna Solvay. Scendono solo il 25, penosamente, con principi di congelamento. Negli ultimi mesi di gennaio, Etter e Von Allmen attrezzano la parte iniziale della parete con corde fisse. Il 2 febbraio all’Hörnlihütte si svolge un incredibile dialogo tra alpinisti, viene discusso l’ordine di attacco, in base alle precedenze. Primi i due svizzeri, che hanno già fatto un serio tentativo e attrezzato la pri­ma parte di parete. Poi Erich Krempke e Leo Schlömmer, au­striaci. Infine i tedeschi Peter Siegert, Rainer Kauschke e Werner Bittner. Evidente la risoluzione a non collaborare, altro che «alleanza difensiva» come ebbe a dire Von Allmen! Ebbe ragione Hiebeler ad andarsene? Comunque il 3 febbraio partono. Il 4 arrivano in cima Etter e von Allmen; il 5 pure gli altri. L’invernale della Nord divenne in seguito una classica, or­mai ripetuta parecchie volte da alpinisti di tutto il mondo.

Il 13 agosto 1962 Giovanni Ottin e Renato Daguin terminano l’«incompiuta», come ormai era soprannominata la Ovest. Sulle tracce di Cretier e di Carrel, i due arrivano all’altezza del triangolo finale che superano direttamente. Un lavoro di cesello, un vuoto colmato. Peccato che sul Cervino ben altro fosse stato fatto ormai. È ancora la guida Giovanni Ottin che con Luciano Ratto, il 9 febbraio 1964 compie la prima invernale della cresta De Amicis.

Walter Bonatti nel primo tentativo di via nuova sulla Nord del Cervino

La direttissima alla parete nord del Cervino non è stato mai un problema sentito. Forse perché in anticipo alla normale fantasia degli alpinisti. E infatti fu proprio il migliore di tutti, Walter Bonatti, che la concepì. Ma andò oltre, vol­le vincere la parete d’inverno, dove già altri lo avevano preceduto. E per di più nel centenario della conquista della montagna. Doveva essere l’ultima sua scalata e fu una grande idea. Unico appunto: l’illogicità di attaccare d’inverno una via nuova. Ma Bonatti non era già forse salito da solo sul pilastro del Dru? Non aveva già conferma­to di essere la perenne eccezione? Con Alberto Tassotti e Gigi Panei attacca il 10 febbraio lo stesso itinerario di Imboden e Mooser. Il tentativo dura 4 giorni, poi il maltempo li respinge. Rimasto solo a Zermatt, Bonatti concepisce il disegno ecceziona­le di salire da solo. Anche se, come lui apertamente ci dice nel suo libro, prese la decisione in relazione all’am­biente giornalistico, che già «pompava» un così clamoroso insuccesso, e in relazione alla paura che qualcuno at­taccasse la «sua» via (per poi riuscire dove Bonatti ave­va fallito), questa è l’affermazione di un ideale asso­ciato ad una capacità pratica, entrambi fuori dal comune. Il 19 febbraio inizia la grande prova di un uomo solo, alle prese con una montagna terribile, nelle peggiori condizioni, solo di fronte alla sua propria terribile volontà. Il 23 la conclusione, la vetta.

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La storia del Cervino – parte 4 ultima modifica: 2015-07-11T05:07:03+02:00 da GognaBlog
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