Parchi, non aziende

Non appena il 20 ottobre 2016 dalla Commissione Ambiente del Senato è stata data via libera alla riforma della legge 394/1991 (la legge quadro sulle aree protette), le associazioni ambientaliste hanno sottoscritto un documento unitarioAree protette, tesoro italiano. Per un rilancio delle arre protette italiane e un’efficace riforma della Legge 394 – che è stato inviato a tutti i Senatori e che contiene proposte e richieste di correzioni e integrazioni del disegno di legge sui parchi appena approvato in Commissione.

L’eterogeneo gruppo di Associazioni ha fatto fatica a superare recenti divisioni e incomprensioni sul tema della riforma della legge 394/91 sulle Aree protette: e, pur essendo firmatarie del documento unitario, alcune di loro prendono le distanze da quel documento giudicandolo “troppo debole”.

Le Associazioni ambientaliste firmatarie sono: Ambiente e Lavoro, AIIG (Associazione Italiana Insegnanti di Geografia), CTS (Centro Turistico Studentesco), ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), FAI (Fondo Ambiente Italiano), Greenpeace Italia, GIG (Gruppo di Intervento Giuridico), Italia Nostra, LAV (Lega Antivivisezione), Legambiente, Lipu, Marevivo, Mountain Wilderness, Pro Natura, Sigea e Wwf Italia.

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Il documento delle Associazioni ambientaliste
Ci sono voluti tre anni di esame e un’indagine conoscitiva perché la Commissione Ambiente del Senato approvasse, ad ampia maggioranza, il disegno di legge di iniziativa parlamentare di riforma della ormai venticinquennale legge quadro sulle aree protette.

Ma vediamo nei particolari alcuni passaggi del comunicato unitario, da alcune associazioni ritenuto, ripetiamo, “troppo debole”:
«Mai come oggi i parchi nazionali e le aree protette hanno bisogno di una buona legge perché sono le prime vittime di una crisi oggettiva che mette in pericolo il grandissimo patrimonio naturale che custodiscono. La mancata realizzazione di cinque parchi nazionali (Gennargentu, Egadi, Iblei, Eolie e Costa Teatina), la mancata gestione unitaria del Delta del Po, le grandi difficoltà delle Aree Marine Protette e fenomeni sintomatici quali il bracconaggio nell’area marina protetta del Plemmirio, l’innaturale smembramento del Parco dello Stelvio, la vita difficile di tantissimi parchi regionali, le croniche difficoltà di personale, la rigidità dei bilanci, sono solo alcuni esempi di come sia acuta la crisi delle aree protette italiane e quanto sia necessario coinvolgere tutte le migliori energie e competenze per realizzare un sistema delle aree protette che permetta di custodire e valorizzare il patrimonio, unico, di biodiversità»…

Un parco mai decollato
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«La legge 394/91, purtroppo dopo 25 anni mai pienamente applicata, nella sua originaria versione è servita a costruire un sistema integrato di aree protette, nazionali e regionali, grazie alle quali nel nostro Paese si sono attuate politiche di conservazione della biodiversità fino ad allora impensabili. Tutto questo non va ridimensionato ma va trasformato in un modello basato su buone pratiche da allargare a quelle porzioni di territorio italiano che sono uniche per il contesto paesaggistico e di biodiversità che rappresentano ma ancora non godono di sufficiente tutela»…

Le Associazioni ambientaliste in modo unitario e coordinato così come da molto tempo non accadeva, sia pure con le proprie diverse specificità, «vogliono essere protagoniste del processo di riforma della legge sui parchi e per questo hanno inviato a tutti i senatori un documento in cui espongono le proprie proposte di modifica del testo, chiedendo con forza che vengano accolte nel processo legislativo in Senato. E la posizione delle Associazioni è inoltre tutt’altro che isolata dal momento che molte sono le sollecitazioni e le preoccupazioni che vengono dalla società civile e dal mondo della cultura non solo scientifica o accademica»…

«Nell’attuale quadro di estrema difficoltà le risposte del disegno di legge votato in Commissione al Senato non appaiono certo sufficienti a risolvere i problemi dei Parchi. Nel testo inviato ai Senatori abbiamo evidenziato alcune criticità che vanno affrontate: da una “governance” debole e spesso politicizzata e priva di competenze alla mancata risoluzione dei problemi delle Aree Marine Protette, dalla gestione della fauna, da modificare (per non aprire varchi pericolosi nelle azioni di tutela ed evitare infrazioni comunitarie) al futuro delle riserve naturali dello Stato fino al sistema delle royalties»…

«Per superare la crisi i parchi è necessaria una riforma ma serve anche altro: serve l’autorevolezza necessaria al loro rilancio e la capacità di ricollocarli al centro di un dibattito culturale nazionale e europeo sulla Natura. Le associazioni ambientaliste non si sottrarranno a questa sfida e intendono essere protagoniste di un grande dibattito sul futuro dei Parchi e delle aree protette che parte proprio con il documento inviato ai senatori che si accingono a discutere della riforma. Il Senato e lo stesso Governo ascoltino la nostra voce».

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La posizione di Federparchi
La Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali (Federparchi, http://www.parks.it/federparchi/) si discosta nettamente dal giudizio delle Associazioni Ambientaliste e sembra al contrario soddisfatta del testo licenziato in Commissione Ambiente del Senato: «Il Parlamento sta quindi per chiudere l’iter di aggiornamento della legge tenendo conto delle nuove esigenze degli enti, rafforzando le finalità di conservazione dell’ambiente e aprendo (come annuncia il relatore del provvedimento, il senatore Massimo Caleo, vicepresidente della Commissione) a nuove opportunità di sviluppo sostenibile…» si legge in un comunicato della federazione «Federparchi apprezza fino a questo momento il lavoro svolto e si appresta a valutarne completamente la portata una volta concluso l’iter. Di recente il consiglio direttivo della federazione aveva già espresso un parere ampiamente positivo. Molte delle proposte a suo tempo presentate da Federparchi, frutto di documenti ed esplicitate in varie audizioni, sono state accolte e la riforma, nell’insieme, rappresenta un grande passo avanti per l’Italia dei parchi».

Massimo Caleo
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Il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri ha commentato a caldo e un po’ polemicamente il documento unitario delle associazioni ambientaliste: «Federparchi valuta positivamente che una parte importante del mondo ambientalista abbia deciso di contribuire attivamente alla riforma della legge 394. Negli anni passati era mancato questo importante contributo, o almeno da parte di alcune delle associazioni firmatarie del documento, per le quali sembrava una bestemmia parlare di modifiche alla legge. Oggi, finalmente, si condivide che una riforma è utile e si fanno considerazioni di merito, come noi abbiamo sempre fatto e richiesto, un fatto nuovo e decisamente importante. Nel merito, su alcune delle posizioni espresse concordiamo, su altre abbiamo posizioni diverse, ma in questo non c’è nulla di strano, viste le differenze delle rispettive basi associative. Comprendiamo che alcuni problemi pratici (che noi che gestiamo i parchi abbiamo molto chiari) possano essere poco appassionanti o sconosciuti a chi milita, pur con impegno e passione, in una associazione ambientalista. È però indubbiamente utile che posizioni e opinioni di un’ampia rappresentanza del mondo associativo e istituzionale siano state integrate da quelle del mondo ambientalista. Poi, come è giusto che sia, il parlamento valuterà e deciderà. Ovviamente noi cerchiamo di argomentare e sostenere il nostro punto di vista, ma non pretendiamo certo che la riforma sia al 100% come la vogliamo noi. La cosa importante è che si faccia velocemente, perché di tempo ne è già passato fin troppo».

Giampiero Sammuri
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Parchi, non aziende
di Mountain Wilderness
(L’Ambientalismo italiano, senza eccezioni, respinge con indignazione le modifiche alla legge quadro sui Parchi Nazionali proposte dalla Commissione Ambiente del Senato)

La legge 394 del 1991 sulle aree naturali protette ha costituito una delle più alte testimonianze della maturità culturale del nostro Paese: un vero gioiello normativo che ha resistito allo scorrere degli anni malgrado l’ostilità dei suoi interessati detrattori, la vischiosità di una burocrazia immobilista e pavida, la sostanziale latitanza della politica nazionale e locale incapace di comprendere appieno il valore innovativo e le potenzialità delle aree protette.

Le profonde trasformazioni politiche, sociali, culturali verificatesi in questi anni hanno però inciso profondamente anche sulle aree protette ed esigono una scelta: o si finge di migliorare alcuni dettagli della situazione esistente con poche, affrettate e controproducenti modifiche legislative, o si lega il futuro a un cambiamento radicale di prospettiva. Mountain Wilderness Italia, in una con l’intero ambientalismo italiano, sostiene senza tentennamenti questa seconda opzione.

Purtroppo la prima strada è stata imboccata dalle proposte di modifica della legge 394/91 elaborate dalla Commissione Ambiente del Senato. Questa strada si scontra con due rischi molto forti.

Altro Parco (Egadi) mai decollato
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Il primo rischio è legato a una visione delle aree protette prevalentemente economicistica che si accompagna a un’interpretazione riduttiva e banalizzante delle loro funzioni in chiave meramente turistica e gastronomica. Funzioni inoltre affidate quasi interamente ai rappresentanti di logiche localistiche, troppo spesso succubi di manovre politiche ambigue e di corto respiro. Se è vero che non si può evitare di dare anche un significato economico alle aree protette, è ancora più vero che tale significato deve essere collocato all’interno di una visione che abbia al centro i grandi valori della natura e il loro ruolo di modello alternativo.

L’altro rischio, strettamente collegato al primo, emerge con un’evidenza ancora più drammatica dalle modifiche proposte dal DDL del Senato. Perché quelle modifiche evitano di affrontare i problemi più importanti (la elaborazione della Carta della natura, l’introduzione di una efficiente cabina di regia libera da condizionamenti partitici, corporativi e burocratici, la natura degli enti di gestione e l’equilibrio della loro composizione, le qualifiche dei presidenti e dei direttori, il ruolo prioritario della scienza nelle scelte di gestione, il ruolo della Comunità del parco, il coinvolgimento degli abitanti locali, la sorveglianza), e così facendo incidono negativamente su principi fondamentali del disegno originario e finiscono per assimilare le aree protette agli enti locali.

L’ambientalismo italiano, forte di un’esperienza reale, maturata sul campo, lontano dai palazzi del potere e dai corridoi dei ministeri, intende difendere con ogni mezzo lecito la missione delle aree protette nell’attuale fase storica, con uno sguardo fermo volto verso il futuro. Tale missione viene oggettivamente delegittimata dal DDL del Senato, condannando così i Parchi nazionali a un ruolo sempre più marginale e asfittico. Invece è proprio al passaggio verso una visione dei Parchi nazionali come modello di riferimento per le politiche di gestione di tutto il territorio nazionale, che è necessario mirare per affrontare, senza passi indietro e con strumenti adeguati, le nuove sfide della modernità.

Carlo Alberto Graziani
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Noi reputiamo di conseguenza che abbia ben poco senso attardarsi a isolare, all’interno del DDL del Senato, i pochi punti che potrebbero anche avere qualche risvolto non negativo. E’ l’impianto generale che va decisamente respinto. L’impegno dell’ambientalismo italiano, da questo momento in avanti, sarà quello di fare quadrato con estrema decisione, per ottenere la sostituzione dell’attuale, inadeguato disegno di legge con una seria e ampia revisione dell’intero impianto legislativo nazionale relativo ai rapporti tra i cittadini e la natura. Primo passo ineludibile e urgente è la convocazione, da anni rimandata, della terza conferenza nazionale sui Parchi e la natura protetta. Solo dopo quell’appuntamento sarà possibile ripartire.

Stupisce come l’associazione Federparchi, elevata dal DDL del Senato a un ruolo palesemente incostituzionale (violazione dell’articolo 18), abbia potuto contrabbandare nel suo comunicato stampa l’inequivocabile posizione negativa di tutte le associazioni ambientaliste italiane come un parziale e bonario giudizio positivo sul DDL in questione.

Per il Consiglio Direttivo di Mountain Wilderness Italia,
il presidente Carlo Alberto Pinelli

Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, alleghiamo:
a) le attuali riflessioni del prof. Carlo Alberto Graziani, esponente del comitato etico-scientifico di Mountain Wilderness Italia;
b) Il parere del Comitato etico-scientifico di Mountain Wilderness, datato luglio 2016.

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Parchi, non aziende ultima modifica: 2016-11-06T05:17:14+01:00 da GognaBlog

25 pensieri su “Parchi, non aziende”

  1. 25
    Giorgio Boscagli (anche a nome di Francesco Mezzatesta) says:

    Carissime Amiche e Carissimi Amici,

    questa volta usiamo il superlativo –issime/i perché l’occasione lo merita davvero! Dopo quasi due anni di trincea… ce l’abbiamo fatta!

    E’ la testimonianza che quando gente caparbia, competente, motivata, onesta e capace di superare le posizioni individuali, si impegna a RESISTERE CONTRO UNO SCEMPIO  ce la si può fare. Siamo in tutta sincerità convinti che i nostri figli avranno di che essere grati a questa compagine battagliera che abbiamo messo insieme: i Parchi italiani – per ora – sono salvi!

    La fine della Legislatura, sancita ieri dal Presidente della Repubblica,  significa che la pseudo-riforma, almeno così come era concepita, può andare a riposare (non sappiamo quanto serenamente) nei cassetti del Parlamento. Un testo che dal 2009, avviato con le migliori intenzioni (l’aggiornamento della Legge 394/91 sul tema, troppo poco considerato, delle Aree Marine Protette), ha subito anno dopo anno, Governo dopo Governo (raramente frutto di libere elezioni!), assalti ai principi fondanti e furbesche introduzioni. Il risultato era un disastro: letteralmente la demolizione programmata della filosofia con la quale i Parchi Italiani erano stati pensati, voluti e costruiti. L’amico e sodale di questa battaglia, Francesco Mezzatesta, l’aveva a giusta ragione e con grande lungimiranza definita fin dall’origine “sfasciaparchi”.

    Tanti sono i GRAZIE che abbiamo il dovere di dire:

    – in primis a tutti quelli che hanno sottoscritto l’appello originario del Gruppo dei 30 diretto al WWF-Italia e che ci siete stati COSTANTEMENTE vicini in questa estenuante guerra di logoramento;

    – ai “nostri” avamposti in Parlamento (Senato e Camera) dove si sono battute/i con tenacia e grande abilità strategica; e in questa ormai aperta fase pre-elettorale quelli che contano sono i nomi: De Petris, Moronese, Nugnes, Montevecchi, Pegorer, S. Pellegrino, Kronbichler, Melilla, Zaratti, Terzoni, Micillo, Busto, Daga, De Rosa,  e diversi altri nomi “dietro le quinte” che non appare opportuno citare perché dovremo ancora chiedere il loro aiuto discreto in futuro; chiediamo venia qualora fosse “saltato” qualche nome; in questo ambito un GRAZIE particolare a Grazia Francescato costante cinghia di trasmissione fra noi, il Parlamento “e dintorni”;

    – a tutte le Associazioni Ambientaliste che hanno sottoscritto il documento “Aree protette Tesoro Italiano” e poi a tutte quelle che hanno condiviso con noi – fino in fondo! – le difficoltà di un fronte raramente così ampio e compatto: WWF-Italia, Italia Nostra, LIPU, ENPA, Marevivo, Mountain Wilderness, Pro-Natura, LAV, Greenpeace, e molte altre Associazioni specialistiche e di settore elencate nell’allegato “Gruppo dei 30 e Adesioni successive” ;

    – a quelle Organizzazioni Sindacali (CGIL e USB) che hanno capito come da Parchi ridotti a grandi Pro-Loco, come la pseudo-riforma sfasciaparchi prefigurava, non c’è da aspettarsi il grande futuro che auspicavamo negli anni ‘90 con la Legge Quadro.

    Infine, prima degli auguri di prammatica per il 2018 e dopo questa straordinaria prova di RESISTENZA, che fare ora?

    Vi chiediamo, in questo momento di comprensibile e condiviso GIUBILO, di non lasciare la presa e di continuare ad esserci vicini perché ABBIAMO VINTO UNA BATTAGLIA DIFFICILISSIMA, MA LA GUERRA PER LA DIFESA DEI PARCHI ITALIANI NON E’ FINITA. Ci aspetta una tornata elettorale delicatissima e non dubitiamo che i propugnatori della sfasciaparchi torneranno alla carica già dopo il prossimo 4 marzo 2018 (data prevista per le elezioni). Noi continueremo a mantenere la mobilitazione e ad aggiornare tutti su quanto “si muove” sullo scacchiere delle Aree Protette e in ogni caso abbiamo una nostra piattaforma: i nostri “10 punti critici”, quelli che avevamo individuato come Gruppo dei 30 quale conditio sine qua non per discutere di una riforma della 394/91, che dovreste avere già tutti, ma che riteniamo utile tornare ad allegare. Proporre quelli in tutti i nostri contatti con la Politica come base minima di discussione è il primo obbiettivo. Chi, tra le forze politiche in campo, sarà disposto a superare quelle 10 criticità in modo TOTALE  allora OK…si potrà ragionare insieme. Con chi storcerà il naso o cercherà di guizzare fra i significati delle parole vorrà dire che la sua strada e la nostra resteranno radicalmente divise e ciascuno combatterà sul proprio fronte.

    Abbiamo già previsto, probabilmente durante il prossimo gennaio 2018, un nuovo momento di incontro e confronto fra tutti coloro che vorranno partecipare per decidere come portare avanti la nostra lobby di passione e riscossa civile.

    Un grandissimo abbraccio a tutti Voi, in tutte le 8+1 Mailing List, chiedendovi ancora una volta di far circolare queste note e nella speranza che a mezzanotte del 31 dicembre 2017 ci sarà in tutte le vostre case un momento di brindisi per festeggiare questa vittoria insieme… Alleluja!

  2. 24
    Fabio Balocco says:

    Dopo un periodo in cui sembrava che il nostro Paese volesse veramente considerare la tutela delle aree protette come uno dei propri tratti distintivi, arriva puntuale la smentita. Tutto come prima, anzi peggio di prima.

    E’ in discussione in questi giorni nell’aula di Montecitorio una proposta di legge ovviamente bipartisan (proposta da Antonio D’Alì per Forza Italia-Pdl con relatore Enrico Borghi del Pd) che intende modificare la “vecchia” legge sui parchi e le aree protette: la n.394 del 1991. Tale norma, ricordiamolo, andò a colmare uno scandaloso vuoto legislativo, durato quasi mezzo secolo, in materia di protezione dell’ambiente e del paesaggio. Benché la legge 394 fosse tutt’altro che perfetta (e tutt’altro che perfetta ne è stata l’attuazione, visto che alcuni parchi non sono stati istituiti) rappresentò una pietra miliare nel campo della tutela ambientale ed allineò l’Italia agli altri Paesi europei. Consentì, tra le altre cose, di raggiungere la fatidica quota del 10% del territorio nazionale sottoposto a tutela.

    Ora, come detto, c’è il drammatico rischio (ma forse sarebbe più corretto parlare di certezza) di distruggere tutto quanto di buono si è fatto in questi decenni e far tornare indietro l’Italia di almeno 30 anni. Il 23 marzo scorso si è conclusa la discussione alla Camera con il parere favorevole della Commissione.

    Ma quali sono gli aspetti più deleteri della proposta di legge 4144, testo che riunisce ben cinque preesistenti proposte?

    Innanzi tutto la concezione che i parchi debbono rendere economicamente: certo, se poi riescono a proteggere in qualche modo anche l’ambiente, tanto meglio. Ma non è questa la loro funzione principale. Addirittura, vengono previste delle compensazioni, a fronte delle quali nelle aree protette si potrà fare quasi di tutto, anche le operazioni più impattanti sull’ambiente, tipo trivellazioni ed estrazione di materiali.

    Continuiamo. La gestione delle aree protette, secondo la proposta di legge, passerebbe quasi esclusivamente in mano alle forze politiche locali: estromesso il mondo scientifico, rimane una modesta rappresentanza di quello ambientalista, che deve tuttavia passare anch’esso attraverso l’approvazione degli enti locali. Qui lo dico e lo sottolineo: è criminogeno lasciare un parco nazionale in mano a poteri localistici. Per quanto riguarda il presidente dell’Ente che dovrà gestire ogni area protetta, sarà sufficiente la qualifica di “persona di comprovata esperienza nelle istituzioni o nelle professioni”. Che vuol dire tutto e niente: più probabile la seconda ipotesi, magari sarà un politico locale. Lo stesso direttore (ruolo fondamentale, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con le popolazioni locali) verrà nominato a seguito di selezione pubblica. Peccato però che per partecipare alla selezione sarà sufficiente possedere una laurea in qualsiasi disciplina nonché “una comprovata esperienza di tipo gestionale”. Dei manager senza nessuna competenza naturalistica? Andiamo bene. Ma non è tutto: il direttore verrà infatti scelto nell’ambito di una terna, valutata da una Commissione costituita per due terzi dal Consiglio di Amministrazione dell’Ente medesimo e la sua nomina verrà effettuata dal Presidente. Il tutto, quindi, sarà deciso a livello locale, con tutte le pressioni e la tutela di interessi corporativistici e locali che questo può significare.

    Che dire poi della gestione della fauna selvatica? Non è più previsto l’obbligo di applicare i cosiddetti “metodi ecologici” (catture, dissuasione, ecc.) per il loro controllo, il quale verrà demandato ai cacciatori. Con quale metodo questi intendano operare è poi del tutto prevedibile: piombo a volontà.

    Sparisce anche la possibilità di riconoscere i siti Natura 2000 come aree protette, con conseguente drammatico e pericoloso allentamento dei vincoli su tali aree.

    E poi ancora tante altre cose: dall’insufficiente impegno previsto per i parchi marini (che continueranno ad essere strutture esistenti pressoché solo sulla carta) alla possibilità di trasferire le sedi del Parco nazionale del Gran Paradiso (oggi localizzate a Torino ed Aosta) in comuni interni all’area protetta; dalla possibilità di esercitare la caccia nelle aree contigue a quelle protette alla mancanza di impegni precisi per la tutela della biodiversità del nostro Paese.

    Il mondo ambientalista ha definito la norma in itinere “una riforma sbagliata, incapace di dare soluzioni ai problemi delle Aree protette, ma addirittura tale da avvicinare troppo sino a sovrapporre pericolosamente i portatori d’interesse con i soggetti preposti alla tutela, svilendo la missione primaria delle aree protette e mettendole in ulteriore sofferenza.”

    In compenso, come evidenzia il presidente della Commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci (già presidente di Legambiente e attuale piddino), ci sono finalmente le quote rosa. E allora? Quale sarebbe il beneficio per i parchi?

    Se il testo otterrà l’approvazione della Camera, come appare scontato, tornerà in Senato (dove è stato votato lo scorso 14 marzo nonostante errori clamorosi presenti nel testo che hanno costretto Realacci a chiedere “verifiche al ministro”, ministro che si è rifiutato di rispondere alle telecamere de Ilfattoquotidiano.it) per l’approvazione definitiva.

  3. 23
    Alessandro Gogna says:

    Riguardo alle Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (C. 4144, approvata, in un testo unificato, dal Senato della Repubblica), ecco il nuovo testo come risultante al termine dell’esame degli emendamenti in sede referente:
    https://gognablog.sherpa-gate.com/wp-content/uploads/2016/11/Parchi-non-Aziende-testoperpareri-Commissioni.pdf.
    Alleghiamo pure la lettera inviata ai direttori di testate televisive.
    https://gognablog.sherpa-gate.com/wp-content/uploads/2016/11/Parchi-non-aziende-Ai-Direttori-Testate-TV-1.pdf

  4. 22
    Giorgio Boscagli & Francesco Mezzatesta says:

    Cari Amici (che non demordono),
    ormai siamo al bollettino di guerra (quasi) quotidiano e la mobilitazione sta davvero allargandosi a macchia d’olio (per fortuna e grazie all’ostinato impegno di tutti noi): LIPU dirama l’allegato comunicato stampa mentre sulla Rivista della Natura (rivista on line), a cura di A. Gariboldi, esce questa durissima fotografia della situazione http://www.rivistanatura.com/parchi-nazionali-e-arrivato-il-momento-di-arrabbiarsi/ alla base della quale sta l’appello alla Lista Vertebrati-Gruppo Italiano di discussione sulla ricerca Faunistica lanciato dal “nostro” Franco Perco. Fate circolare in ogni modo possibile il link, sollecitando tutti a dare corso a quanto in esso si richiede. Grazie.
    Sulla stessa lunghezza d’onda il comunicato sulla Newsletter di Italia Nostra diffusa a tutti i soci: http://www.italianostra.org/?p=51410
    Allego il testo approvato in Commissione Ambiente Camera e che andrà in discussione in aula il 27 marzo. Stiamo freneticamente analizzandolo per predisporre nuovi emendamenti, da depositare agli atti dell’Aula entro il 25, per quanto risulta ad oggi, e da presentare tramite Deputati affidabili durante la discussione.
    Abbiamo deciso davvero di tentarle tutte e per questo abbiamo inviato un appello a tutti i Direttori dei telegiornali più importanti del Paese:
    RAI tg1, Mario Orfeo, mario.orfeo@rai.it;
    RAI tg2, Ida Colucci (ha lavorato per Nuova Ecologia e Legambiente), ida.colucci@rai.it;
    RAI tg3, Luca Mazzà, luca.mazza@rai.it;
    RAINews 24, Antonio Di Bella, antonio.dibella@rai.it;
    CANALE 5 tg5, Clemente Mimun, segreteria.mimun@mediaset.it;
    ITALIA 1 Studio Aperto, Anna Broggiato, studioaperto@mediaset.it;
    RETEQUATTRO tg4, Mario Giordano, direzionetg4@mediaset.it;
    LA7 tgLa7, Enrico Mentana, enrico.mentana@la7.it;
    Sky, Sarah Varetto, sarah.varetto@skytv.it.
    La mail ALLARME PER I PARCHI ITALIANI che trovate qui sotto (in questo caso è quella al Direttore del TG1) è stata inviata a tutti loro.
    Giorgio Boscagli (anche a nome di Francesco Mezzatesta)

    ALLARME PER I PARCHI ITALIANI_TG1.eml
    Oggetto: ALLARME PER I PARCHI ITALIANI/TG1
    Mittente:
    Data: 17/03/2017 16:38
    A:

    CC:
    “Mezzatesta Francesco”

    Egregio Direttore Orfeo,
    come certamente è a Sua conoscenza sta per andare in discussione alla Camera, prevedibilmente dal 27 marzo p.v., il testo di riforma della Legge Quadro sulle Aree Protette 394/91.
    Il testo di riforma approvato – prima in Senato (9.11.2016) e recentissimamente (15.3.17) in Commissione Ambiente della Camera con poche e risibili modifiche – sta sollevando infinite contestazioni da parte dell’intero mondo ambientalista, oltre all’indignazione civile di moltissimi cittadini semplicemente sensibili al valore culturale e naturalistico delle Aree Protette del Paese.
    Ci permettiamo di fare appello alla Sua sensibilità invitandola a leggere il sintetico documento allegato – sottoscritto dalle figure autorevoli che vedrà – e l’allarmante dossier che, su nostro impulso, è stato pubblicato dalla rivista Oasis consegnata in copi prima del voto accompagnata dalla nota del Direttore della rivista, a tutti i Deputati della Commissione..
    Auspicando la Sua considerazione e quella della autorevole testata da Lei diretta si inviano i più cordiali saluti

    Giorgio Boscagli & Francesco Mezzatesta a nome del Gruppo dei 30 e successivi aderenti.
    17 marzo ore 17.18

  5. 21
    Giuseppe Bogliani says:

    Nel mio piccolo con il messaggio che leggete qui sotto, inviato a tutti i Presidenti dei Consigli Didattici di Scienze naturali (erano i Consigli di Corso di Laurea) delle università italiane, ho sollecitato a prendere posizione ufficialmente.
    Ho usato una argomento un po’ corporativo; ma non del tutto sbagliato.

    Da: Giuseppe Bogliani
    Date: 17 marzo 2017 14:17
    Oggetto: La riforma della Legge quadro sulle Aree protette svaluta il ruolo dei laureati in Scienze naturali
    A: Corso di laurea in scienze naturali Uniss
    Cc: Rossi Graziano , Sandro Tripepi , nurchi , Fiorenza De Bernardi , renzo.levi@unito.it, TURSI Angelo , Giorgio Bavestrello , SALVIULO Gabriella , gbacaro@units.it, BELFIORE Carlo , BERRUTI Giovanna , BRIGATTI Maria Franca- MODENA , CAMMARATA Matteo , CARNEVALE Giorgio , FREDI Paola , LEONZIO Claudio , MESSINA Antonia – MESSINA , PALLAVICINI Alberto , PASSAMONTI Marco , POLLIO Antonino , RENIERI Carlo , SABELLA Giorgio , SANANGELANTONI Anna Maria , SCAPINI Felicita , VENANZONI Roberto – PERUGIA , VERNI Franco – PISA , Solveig Tosi

    Cari Presidenti dei CD di Scienze naturali, sta succedendo una cosa che rischia di svalutare ulteriormente il ruolo dei nostri laureati.
    In Parlamento è in discussione una proposta di modifica della Legge quadro nazionale sui parchi e sulle Aree protette (L 394/1991) che non riconosce in alcun modo la professionalità del personale impiegato; direttori compresi.
    Sino ad ora il Direttore veniva nominato dal Ministero per l’Ambiente nell’ambito di un elenco di professionisti di chiara esperienza scientifica e gestionale. Si trattava per lo più di laureati in Scienze naturali, Scienze biologiche, eccetera. Con il testo in discussione i Direttori saranno nominati dai Presidenti. I politici si sceglieranno i loro direttori che non dovranno necessariamente avere delle competenze naturalistiche.
    Non so se siamo ancora in tempo a bloccare questa pessima riforma della 394, come dal testo camerale (ddl Senato + emendamenti). Riforma che mostra diversi aspetti preoccupanti:
    le aree protette resteranno senza servizio di sorveglianza,
    saranno ancor più burocratizzate (la situazione resta com’è o peggiorerà),
    gestite da incompetenti (non occorrerà che il presidente o il direttore sappiano di conservazione, vanno bene amministratori o politici qualsiasi),
    inefficienti (per organici disomogenei e ridicoli),
    ancor più influenzati da interessi di parte (agricoltori/pescatori nei consigli direttivi) eccetera.

    Tutta la formazione dei nostri laureati, a che servirà?
    Non so quali iniziative vorrete intraprendere singolarmente. Vi invito a prendere posizione e a comunicarlo a quanti si stanno dando da fare per arginare questa pessima riforma.
    In ogni caso, sappiate che è stata attivata una raccolta di firme per manifestare la propria contrarietà. Chi fosse d’accordo potrebbe aderire:
    https://www.change.org/p/ministero-dell-ambiente-difendere-i-nostri-parchi-nazionali-da-modifiche-di-legge-sulle-aree-protette-7aa01cec-0fad-4d34-b205-8f8be0836fa5?recruiter=689177588&utm_source=share_for_starters&utm_medium=copyLink

  6. 20
    LIPU says:

    Comunicato stampa LIPU
    PARCHI, LEGGE 394.
    Delusione e preoccupazione per la riforma della legge 394/91 licenziata dalla Commissione Ambiente della Camera. “Brutte norme per la gestione faunistica, pessime per la governance e la biodiversità. Il Governo e l’aula devono sanare questa grave ferita alle aree protette italiane”.
    “Attendevamo buone notizie dalla Commissione Ambiente della Camera, dopo le aperture del Presidente Realacci e la grande mole di argomenti con cui, in modo dettagliato, abbiamo spiegato cosa non andava nel testo giunto alla Camera. Invece, poco o nulla è stato recepito”. E’ il commento della Lipu-BirdLife Italia dopo l’approvazione, avvenuta ieri, del testo in Commissione Ambiente della Camera.
    Meccanismi errati di gestione, profili di incostituzionalità, perdita della potestà statale, eccesso di potere locale, misure mancanti sulla conservazione della biodiversità erano solo alcune delle cose che dovevano essere corrette. Poco o nulla delle nostre proposte è stato invece recepito.
    Ci ritroviamo dunque un disegno di legge che, se confermato, eliminerà i metodi ecologici della gestione faunistica lasciandola in mano ai cacciatori, prevederà direttori senza competenze naturalistiche e sotto scacco, conterà su una presenza debordante delle componenti localistiche e non introdurrà alcuna attenzione concreta alla conservazione della biodiversità. Emblematico, in tal senso, il rifiuto di riconoscere i siti Natura 2000 come aree protette ai sensi della legge italiana. Un fatto ingiustificabile e clamoroso, che dà il senso del motore che ha mosso questa riforma.
    I parchi italiani, che avrebbero bisogno di un rilancio culturale e materiale, di un sostegno forte della politica e delle istituzioni, ricevono invece un colpo che rischia davvero di essere durissimo.
    Per questo, alla grande delusione e alla forte preoccupazione si accompagnerà una mobilitazione affinché, a partire dal Presidente Gentiloni, si intervenga a sanare questa grave ferita alla natura italiana. C’è ancora tempo per farlo con il decisivo voto in aula”.

  7. 19
    on. Serena Pellegrino says:

    Proposta di legge C. 4144, recante “Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394 e ulteriori disposizioni in materia di aree protette.
    La Camera dovrà discutere di uno scempio normativo, la maggioranza di questo Governo consegna con una vera e propria contro riforma le parchi e aree protette alle bramosie delle lobbies che governano i Governi.

    Dopo 26 anni dalla approvazione della rivoluzionaria legge n. 394/91 che istituiva i parchi nazionali e le aree protette, oggi sappiamo bene come dovrebbe essere riformato questo fondamentale strumento normativo di gestione del territorio e dell’ambiente.
    Attraverso le norme della 394, pur tra le tante criticità che non abbiamo mai mancato di evidenziare, è stata sostenuta la sfida di conservare la natura del nostro Paese, tutelare gli ecosistemi, introdurre concrete possibilità di sviluppo armonioso e rispettoso dell’ambiente e delle identità culturali e sociali per le comunità che vivono dentro e accanto le zone protette. Che fosse necessaria una manutenzione della stessa legge era opinione comune, tant’è che fin dal 2002 è stata richiesta in modo corale, ma senza risposta, la Terza Conferenza Nazionale delle aree protette.

    Oggi, con le ultime votazioni sugli emendamenti alla contro-riforma della legge quadro sui parchi L.394/91, la Commissione Ambiente della Camera ha licenziato per il dibattito alla Camera uno scempio normativo che consegna alle bramosie delle lobbies che governano i Governi uno dei beni più preziosi del nostro Paese: le aree protette, ovvero il 10 per cento del territorio italiano. La nuova legge si rivela lo strumento dove le competenze e le garanzie dello Stato sul patrimonio collettivo vengono cedute al sistema delle clientele politiche locali e contemporaneamente i criteri scientifici e le buone pratiche di gestione sono messe all’asta nella contrattazione della spartizione di poltrone e incarichi.

    Alle proposte emendative delle associazioni per la conservazione della Natura e alle motivate proteste di tutto il mondo ambientalista il Presidente Realacci, in osservanza delle strategie del Partito Democratico, ha risposto in Commissione con tempi forzati nella discussione e con votazioni a raffica: una fretta sospetta. Non è un decreto in scadenza. Non c’è l’urgenza, non ci sono gravi questioni di emergenza da risolvere.

    Invece di lanciare nuove politiche di conservazione della biodiversità, delineare forme innovative di gestione dei Parchi e aumentare le risorse ad essi destinate, si rende commerciabile, attraverso il sistema delle compensazioni finanziarie, il patrimonio naturale italiano, si consente che la crisi crescente delle piccole comunità venga risolta con la svendita del territorio ai “sovrani” delle fossili o dell’energia, etichettando lo scempio come “nuova economia”.

    Così come si va definendo, anche nel dibattito in Commissione ambiente, la nuova legge è una vera e propria contro riforma e non centra il suo fondamentale obiettivo: quello della tutela e di una seria, non strumentale, valorizzazione del patrimonio naturale italiano, nella consapevolezza che da essa dipende il benessere economico e sociale delle future generazioni. Solo preservando la funzione primaria della protezione della biodiversità possiamo garantire la trasmissione intergenerazionale di beni, valori e tradizioni caratteristici dell’identità territoriale e necessari alla convivenza sociale.

    Abbiamo proposto le modifiche per rendere questa riforma degna di questo nome ma dispiace vedere il Partito Democratico portare a termine un disegno di occupazione e di mala gestione degli Enti Parco che li renderà sempre più subalterni agli interessi locali. Enti che saranno governati da Presidenti e direttori succubi della maggioranza di turno.

    Dopo i regali alle lobby delle trivelle e delle fonti fossili, dopo i passi indietro nello sviluppo delle fonti rinnovabili, ecco un’altra dimostrazione delle non-politiche ambientali di questa maggioranza.

    Un’occasione mancata. Avremmo dovuto, con questa legge, preservare la conservazione degli irripetibili ecosistemi promuovendo davvero la Bellezza che contraddistingue il nostro Paese e che ci viene riconosciuta in tutto mondo. Ma il dibattito non è finito, alle pressioni delle Associazioni si aggiunge e si manifesta sempre più forte la consapevolezza dell’opinione pubblica, ci auguriamo che durante la discussione in Aula ci possano essere sani ripensamenti.”
    Serena Pellegrino (SI) vicepresidente Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati.
    Roma, 15 marzo 2017

  8. 18
    Alessandro Gogna says:

    Riportiamo qui il documento firmato da: CTS, Italia Nostra, Lipu, MareVivo, Mountain Wilderness, SIGEA, ProNatura e WWF:
    Roma, 9 marzo 2017
    Caro Presidente, gent.mo Relatore, egregi Deputati,
    prendiamo atto come la Commissione Ambiente della Camera abbia deciso di procedere speditamente alla votazione sugli oltre 700 emendamenti presentati alla proposta di legge 4144 che modifica la legge quadro sulle aree protette. Com’è noto sull’argomento, dopo le audizioni, 16 Associazioni Ambientaliste hanno presentato in modo congiunto analisi e proposte di modifiche rispetto al testo approvato dal Senato ed ora all’attenzione della Commissione.
    Dalle prime votazioni avvenute ieri emerge con chiarezza che molte delle proposte delle Associazioni, seppur presentate da alcuni membri della Commissione, non sono state accolte. Inoltre, nonostante ci siano state specifiche richieste d’incontro con il Relatore, non si è ancora verificata questa opportunità che certo avrebbe aiutato chiarire a comprendere meglio alcuni passaggi delicati della provvedimento in votazione.
    Le Associazioni tutte avevano sottolineato l’assoluta importanza del tema del governo dei Parchi e di come questo debba rappresentare e rispettare il quadro delle competenze costituzionali dello Stato sul tema della Conservazione della Natura. Dagli emendamenti ieri approvati in merito alla nomina del Presidente e del Direttore, alla composizione dei Consigli Direttivi non sembra proprio che il quadro che si delinea vada in questa direzione.
    Essendo la posta in gioco altissima, noi crediamo si debba prendere una breve pausa di riflessione e che sia opportuno un approfondimento sullo scenario che si sta prospettando. Per questo, nel pieno rispetto delle competenze istituzionali della Commissione, ci permettiamo di chiedere una sospensione delle votazioni in corso affinché ci possa essere un ulteriore momento di confronto che permetta alle Associazioni in modo collegiale di rappresentare quanto meno al Relatore e al Presidente le priorità della riforma e i rischi concreti che potrebbero aversi qualora alcune modifiche non dovessero essere accolte. Non si tratta di una richiesta dilatoria, ma di una breve pausa tecnica che renda più chiaro quanto si sta determinando.
    Con viva cordialità,
    I Presidenti delle Associazioni in intestazione

  9. 17
    Giorgio Boscagli says:

    Cari Amici,
    Anche se questo che leggete è normalmente una sorta di bollettino di guerra permettetemi di rivolgere in apertura un pensiero affettuoso a Dànilo Mainardi che ci ha lasciati: una persona che alla Natura in Italia e al suo studio ha dato davvero molto. Per me (e diversi altri in queste Mailing List) un maestro.
    Il fronte è sempre più ampio ma anche più burrascoso.
    La Direzione del WWF-Italia ci comunica che la mattina di ieri, 9 marzo, è stata inviata ai destinatari che vedrete in intestazione la nota allegata: un rispettoso, ma caldo sollecito a sospendere la discussione prima di fare danni irreparabili. Abbiamo condiviso la decisione, che non si poteva non adottare visto il disastro che in Commissione stanno perpetrando, nonostante la strenua difesa messa in atto dai parlamentari a noi più vicini. CHIEDIAMO A TUTTE LE ASSOCIAZIONI, ALCUNE DELLE QUALI PRESENTI COI LORO ESPONENTI IN QUESTE MAILING LIST, DI PARTECIPARE A TUTTI I LORO SOCI, CON ASSOLUTA URGENZA, LA NOTA PER LA COMMISSIONE AMBIENTE. Se dobbiamo attivare un’azione di vasto respiro – come scrivo poco sotto – dobbiamo poter contare su tutto il mondo dell’associazionismo ambientale.
    Attivare un cosiddetto mail-bombing (o bombardamento postale per gli anglofobi) è quanto Luigi Piccioni propone nella mail allegata: chi scrive e diversi altri hanno già espresso un parere favorevole: vediamo se l’ipotesi viene raccolta. E’ per questo che chiediamo un allargamento della informativa a tutti gli aderenti alle varie Associazioni.
    La Commissione (tutti!) hanno ricevuto anche copia di Oasis dove compare il nostro ampio e allarmatissimo dossier.
    Da Alberto D’Orazio, già Presidente della Comunità del PN Abruzzo, Lazio e Molise – aderente all’appello – riceviamo la mail allegata che ci sembra opportuno inoltrare a tutte le M-List. Faccio lo stesso con una mail di Mauro Ferri che fa una lucida analisi sul Sen. Vaccari.
    Trascrivo perchè utile quanto ci segnala Franco Perco (del Gruppo dei 30) in data 8 marzo, comunicandoci di aver “postato” su due siti FB quanto segue:
    Intanto buon otto marzo a tutte le ragazze (dai 0 ai 100). E poi una sollecitazione. La Camera sta per approvare un certo numero di emendamenti alla legge 394 sulle aree protette, su di un testo che il Senato aveva approvato. Il progetto senatoriale è pessimo: non si fa carico dei problemi reali dei parchi (carenza di organico, assenza di sorveglianza, burocrazia ecc) e abbassa i requisiti tecnici dei presidenti, dei direttori e del consiglio direttivo esponendo le aree protette ai ricatti dei titolari di concessioni (acqua, energia ecc) con il pretesto di royalties. Come facente pare del gruppo dei 30, coordinato e promosso da Giorgio Boscagli e Francesco Mezzatesta abbiamo sollecitato il WWF a farsi carico del problema (parlo dell’agosto 2016), azione che ha permesso, grazie appunto al WWF, di avere un documento firmato da TUTTE le associazioni ambientaliste che è stato presentato sia in Senato che poi alla commissione ambiente della Camera. Il documento dei 30 che ha fatto da battistrada a quello successivo è stato condiviso anche dal consiglio direttivo di RIVA il 4 novembre u.s.. Successivamente sono stati depositati quasi 400 emendamenti alcuni dei quali da noi promossi e che, se recepiti, potrebbero far vedere la luce nella disgraziata situazione nella quale versano i nostri gioielli, le Aree Protette appunto. La fretta della Camera a concludere ci mette in sospetto (parlo in questo caso come gruppo dei 30) e temiamo un riverniciatura ma nulla più. Chi lo volesse mi scriva per email per altre delucidazioni. E se qualcuno di chi legge ha contatti con qualche parlamentare gli faccia presente che: PRESTO E BENE NON VANNO ASSIEME!!!
    Sul sito della Commissione Ambiente/Camera al momento di inviare questo Aggiornamento non sono ancora disponibili gli atti relativi a quanto approvato/respinto ieri in termini di emendamenti, per cui, per ora e rinviando ad un eventuale supplemento dell’aggiornamento più tardi, cordiali saluti a tutti
    Giorgio Boscagli (anche a nome di Francesco Mezzatesta)

  10. 16
    Giorgio Boscagli says:

    Il bombmailing credo possa essere una buona idea, ma visto come stanno andando le cose (prevedibile chiusura dei giochi entro questa sera… almeno in base agli input di Realacci) forse la cosa migliore è scrivere e far scrivere tutti alla Presidente della Camera (in teoria la discussione in aula dovrebbe iniziare il 27 se ho capito bene) e per conoscenza a tutti i componenti della Commissione Ambiente.
    Valutiamo l’ipotesi e sentiamo – in tempi brevi! – le associazioni cosa ne pensano (almeno WWF, LIPU, IN, MW + le associazioni più piccole che hanno aderito all’appello, ma poi ovviamente tutti quelli che fossero disponibili).

  11. 15
    Alberto D’Orazio says:

    Avevo appena finito di leggere l’efficacia riepilogo degli emendamenti pubblicato su Greenreport per iniziativa di Francesco Mezzatesta che ringrazio, insieme a Giorgio Boscagli.
    Ne avevo tratto ulteriore convinzione sulla bontà dell’iniziativa portata avanti in questi mesi dal gruppo dei trenta con tenacia davvero encomiabile.
    Mi era sembrato di poter essere ancora fiducioso sulla possibilità in Commissione Ambiente ci fosse la possibilità di rivedere i passaggi più discussi della riforma.
    Leggo ora la nota di Giorgio sulla “accelerazione” decisa dal Presidente Realacci che sembra vada nella direzione contraria.
    La cosa è molto preoccupante ma non del tutto inattesa… purtroppo.
    Spero ci sia la possibilità, in commissione, di coinvolgere nella difesa della 394 anche esponenti dell’opposizione più radicale alla attuale maggioranza parlamentare uscendo da schematismi e appartenenze ormai superate.
    Alberto D’Orazio
    (Past President Comunità del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise)

  12. 14
    Luigi Piccioni says:

    Ma a questo punto un bel mailbombing lanciato in grande stile con tutte le associazioni, le personalità e le riviste che ci stanno non si può ipotizzare?

  13. 13
    Mauro Ferri says:

    Beh, allora intanto rimbocchiamoci le maniche firmiamo e facciamo girare il link per la petizione
    Era forse da fare prima… forse non serve a niente… ma è da fare. Il rischio è che l adesione sia bassa. Sia xche logorata da settimane e settimane di discussioni sia xche’ ora la prospettiva pare altamente da clima di sconfitta.
    Privatamente avevo espresso a Giorgio perplessità per alcune posizioni che risultavano al riguardo nel fronte ambientalista e ora abbiamo questa accelerazione decisa da Ermete Realacci e vediamo che informazioni / spiegazioni vengono dal WWF.
    Quanto al senatore Vaccari… beh… qui nel modenese ne conosciamo la “caratura” e (in)”competenza” dopo il suo esordio nazionale con la leggina sulla nutria … che ha spappolato quel po’ che si faceva di buono per il controllo di questa specie. Ma il bello è che a quei pochi che hanno chiesto alla segreteria locale del PD un incontro di chiarimento non è mai stata data risposta è anzi ci facevano arrivare informazioni su quanto fosse apprezzato in Senato sui temi ambientali… bah… qui è stato un nullus come assessore alla ambiente della Provincia …
    Ma inutile parlarne. Alle prossime elezioni il suo (Vaccari) Collegio elettorale sarà anche blindato ma stavola basterà non votarlo.
    Spiace leggere che faccia assist (e pure tenuti in considerazione) x questa legge affossa-parchi.Ma mi chiarisce bene il tipo di congrega con la quale abbiamo a che fare.

  14. 12
    Corrado Guacci says:

    Care Amiche, Cari Amici,
    ecco, purtroppo, non buone notizie che ci giungono da Giorgio Boscagli che, insieme a Francesco Mezzatesta, sta coordinando l’azione di contrasto del Gruppo dei 30 alla “schiforma” della 394/91.
    Non so se avrebbe sortito un qualche effetto ma avremmo dovuto noi, doverosamente, lanciare la petizione per la raccolta delle firme, almeno saremmo caduti in piedi e con onore.
    L’alternativa, al mio Paese, si configura come “cornuti e mazziati”…

  15. 11
    Giorgio Boscagli says:

    Cari Amici,
    prepariamoci a momenti difficili e ad una azione rigorosa perché siamo all’ALLARME ACUTO: secondo attendibilissime fonti (nelle ultime 2 ore), sia parlamentari che non, c’è stata una improvvisa (e inspiegabile) accelerazione delle procedure e una calendarizzazione della discussione in Commissione Ambiente dell’aborto/Caleo. Il Presidente della Commissione Ambiente Ermete Realacci avrebbe manifestato(sollecitato da chi?) l’intenzione di NON ACCOGLIERE la grandissima parte degli emendamenti proposti tanto dal coordinamento delle Associazioni Ambientaliste quanto dal Gruppo dei 30. La posizione di Realacci (al quale il mondo da cui proviene dovrà chiedere conto!) sarebbe stata manifestata nell’ambito di una riunione con il WWF-Italia (al quale chiediamo chiarimenti sui contenuti dell’incontro e che preghiamo di rendere pubblica, con assoluta urgenza ed eventualmente insieme con le altre associazioni degne di tale nome, la propria posizione in merito).
    Ovviamente consentite il condizionale fino a quando (ma sarà a brevissimo) non avremo le malaugurate conferme di questa scellerata “sveltina” rispetto alla quale riteniamo sia necessario alzare il livello della protesta civile. Livello che finora abbiamo tenuto su toni moderati nell’auspicio che potesse vincere la ragionevolezza e il senso di responsabilità verso il patrimonio ambientale del Paese. SEMBRA PROPRIO CHE COSI’ NON SIA!!!! . E se le cose andranno come sembra che stiano andando dovremo prendere atto che SIAMO STATI INGANNATI E CHE GLI APPARENTI SEGNALI DI DISPONIBILITA’ RISPONDEVANO SOLO AD UN GIOCO DI PRENDITEMPO
    In attesa di informare più compiutamente sulle spasmodiche comunicazioni che stanno intercorrendo in queste ore aggiorniamo tutti su alcuni elementi che erano “nel corso delle cose” che stavamo attivando.
    Francesco Mezzatesta riepiloga a nostro nome su Greenreport.it i primi, più che apprezzabili, risultati del lavoro di sbarramento all’aborto uscito dal Senato e che corriamo il rischio diventi la nuove PseudoLegge Quadro sulle Aree Protette. Quella che leggete è la lista delle priorità essenziali che avevamo individuato affinché la pseudo-riforma potesse essere considerata minimamente accettabile: http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/no-salvato-parchi/
    Stupefacente (per non dire peggio) l’affermazione del senatore Vaccari, riportata dal quotidiano l’Eco del Chisone (allegato), in un incontro pubblico sulla pseudo-riforma: secondo Vaccari “omissis… i parchi sarebbero, com’é purtroppo ora, aree che esistono solo sulle mappe, senza alcun riscontro nella realtà”. Encomiabile la… ampia conoscenza dei parchi del senatore Vaccari (di mestiere fa … il funzionario di partito!). Inoltre appare interessante che – guarda caso e per capire in che mani sono i parchi italiani – è anche un quotato componente della Commissione Ambiente di quel Senato che ha prodotto l’aborto noto come progetto di legge AC 4144.
    Sollecitiamo ATTENZIONE all’uscita (incombente) del prossimo numero della rivista OASIS dove compariranno un ampio articolo, curato da F. Mezzatesta, e una chiara posizione di schieramento della stessa rivista (sicuramente la più autorevole oggi sul mercato) rispetto alle drammatiche prospettive che si aprirebbero per i Parchi italiani se venisse approvata così com’é la pseudo-riforma. Copia della rivista verrà inviata, con un caldo sollecito a valutarne i contenuti, a tutti i componenti della Commissione Ambiente della Camera e nell’articolo compaiono chiaramente le scelte (proteste e … proposte!) che tutto il mondo ambientalista italiano ha fatto rispetto all’aborto AC 4144. Un’ora fa abbiamo FORTEMENTE SOLLECITATO OASIS a stringere i tempi dell’invio.
    Esprimo, convinto di interpretare tutto il Gruppo dei 30, un doveroso grazie a Francesco, a Gianluigi Ceruti che ha promosso l’operazione e alla rivista Oasis per la coraggiosa scelta di campo. Sperando che questo corale impegno non cada nel vuoto.
    Primapress, una delle più importanti agenzie di stampa italiane, per il tramite di Pasquale Alfieri scende in campo al fianco del Gruppo dei 30 lanciando una petizione che sta raccogliendo grande consenso sui social media. Questo il link che vi preghiamo di far circolare in ogni sede e modo possibili:
    https://www.change.org/p/ministero-dell-ambiente-difendere-i-nostri-parchi-nazionali-da-modifiche-di-legge-sulle-aree-protette-7aa01cec-0fad-4d34-b205-8f8be0836fa5?recruiter=689177588&utm_source=share_for_starters&utm_medium=copyLink
    Invio questa mail come sempre a Gruppo dei 30 + Mailing List collegate; all’interno della ML8 viene inserito anche Fabrizio Cianci – Radicali Ecologisti, che come abbiamo già comunicato a tutti hanno in corso una raccolta firme di protesta e coi quali sono in corso contatti per valutare possibili sinergie col GRUPPO DEI 30.
    Preghiamo CALDAMENTE tutti i destinatari di dare la massima diffusione a questi (questo in particolare) aggiornamenti sulla drammatica situazione che si sta profilando per le Aree protette italiane!
    Cordiali e ALLARMATISSIMI saluti a tutti
    Giorgio Boscagli (anche a nome di Francesco Mezzatesta)

  16. 10
    Carlo Alberto Pinelli says:

    Ecco il testo che le associazioni hanno inviato al presidente e ai membri della commissione ambiente alla Camera, contenente gli emendamenti minimi necessari per migliorare e rendere “quasi” accettabile il ddl uscito dal Senato. Ringraziamo il nostro socio Carlo Alberto Graziani che con grande perizia ha elaborato il testo, armonizzando (non senza difficoltà) le proposte provenienti dalle altre associazioni. A mio avviso si tratta di un lavoro egregio. Speriamo che la commissione della Camera ne tenga conto!
    https://gognablog.sherpa-gate.com/wp-content/uploads/2016/11/Parchi-Non-Aziende-EMENDAMENTI-ASSOCIAZIONI-PDL-4144-1.pdf

  17. 9
    Alberto Benassi says:

    Fabio non è un problema di avere dei governanti IDIOTI.

    Questi non sono idioti. Sono furbetti. Molto furbetti…

    Quanto all’UNITA’, chi l’ha fondata si rivolta sicuramente nella tomba.
    Ma come si fa a chiamarla ancora l’ UNITA’ ….?
    Io la chiamerei SERENITA’ , da… : “stai sereno”.

  18. 8
    Fabio Bertoncelli says:

    Informo tutti che nei giorni scorsi il governo ha deciso di stanziare (= regalare) dieci milioni di euro alla Regione Emilia-Romagna e altrettanti alla Regione Toscana per gli impianti sciistici sull’Appennino Tosco-Emiliano. Altri sei milioni verranno dalla Regione Emilia-Romagna.
    Lo sci di pista in Appennino è in forte passivo. E perché? Perché nevica molto di meno. Quasi tutte le stazioni sono agonizzanti e si contano a molte decine gli impianti chiusi negli ultimi trenta anni (sciovie, seggiovie, funivie). Numerose sono anche le stazioni sciistiche chiuse e abbandonate. Beninteso, a ciò si deve aggiungere la devastazione del territorio, a scapito di altre forme di turismo piú rispettose.
    Perfino gli idioti hanno capito che qui lo sci di pista è un modello turistico fallimentare. Gli idioti, ma non i nostri governanti.
    Saranno costruiti nuovi impianti, assolutamente devastanti, con le tasse che tutti paghiamo. È in progetto il collegamento tra l’Abetone e il Corno alle Scale, attraverso una funivia e una seggiovia nel Parco Regionale del Frignano.
    La Regione rossa per antonomasia si sciacqua la bocca da decenni con la protezione della natura: l’apoteosi dell’ipocrisia.

  19. 7
    Fabio Bertoncelli says:

    Il precedente commento è quindi tratto dall’Unità? Di Carlo Alberto Pinelli ho piena fiducia, dell’ex “Organo del Partito Comunista Italiano” no.

  20. 6
    Carlo Alberto Pinelli, presidente di Mountain Wilderness Italia says:

    Il Senato della Repubblica la scorsa settimana ha votato a favore del ddl presentato dal sen. Massimo Caleo per aggiornare, con alcune radicali modifiche, la legge quadro sui Parchi Nazionali (394/91). Ora il disegno di legge emigra alla Camera dei Deputati.
    La legge 394 del 1991 sulle aree naturali protette ha costituito una delle più alte testimonianze della maturità culturale del nostro Paese: un vero gioiello normativo che ha resistito allo scorrere degli anni malgrado l’ostilità dei suoi interessati detrattori, la vischiosità di una burocrazia immobilista e pavida, la sostanziale latitanza della politica nazionale e locale incapace di comprendere appieno il valore innovativo e le potenzialità delle aree protette. Tuttavia nessuno nega che le profonde trasformazioni politiche, sociali, culturali verificatesi in questi anni abbiano inciso profondamente anche sulle aree protette. Di conseguenza era certamente opportuno elaborare un adeguamento dell’impianto normativo per metterlo in grado di far fronte con maggiore efficacia alle sfide del presente e del futuro. Purtroppo l’occasione è stata persa. Il disegno di legge, fatte salve alcune marginali modifiche migliorative, è l’espressione di una visione delle aree naturali protette economicistica, riduttiva, banalizzante, di corto respiro. La “mission” dei Parchi Nazionali viene di fatto affidata quasi interamente ai rappresentanti di logiche localistiche, troppo spesso succubi di manovre partitiche ambigue, miopi, di non eccelso livello culturale.
    Se è vero che non si può evitare di dare anche un significato economico alle aree protette, è ancora più vero che tale significato deve essere collocato all’interno di una visione che abbia al centro i grandi valori della natura e il loro ruolo di modello alternativo.
    Le modifiche partorite dal Senato volano basso, evitando di affrontare con lungimiranza i problemi più importanti (l’elaborazione della Carta della natura, l’introduzione di una efficiente cabina di regia centrale, libera da condizionamenti partitici, corporativi e burocratici, la natura degli enti di gestione e l’equilibrio della loro composizione, le qualifiche dei presidenti e dei direttori, il ruolo prioritario della scienza nelle scelte di gestione, il ruolo della Comunità del parco, la sorveglianza), e così facendo incidono negativamente su principi fondamentali del disegno originario e finiscono per assimilare le aree protette agli enti locali, interessati più alla sagra della castagna che alla tutela della biodiversità e del paesaggio.
    Tutte, dico tutte le associazioni ambientalistiche italiane, con a fianco la crema del mondo scientifico e culturale, si sono espresse con grande decisione contro il percorso votato dal Senato; ma le loro ragioni, frutto di un’esperienza maturata sul campo, non sono state minimamente prese in considerazione. Questo atteggiamento ostinato e arrogante la dice lunga sulla maturità della nostra classe dirigente.
    (da L’Unità, 24 novembre 2016)

  21. 5
    Vittorio Emiliani says:

    Con la “Sfasciaparchi” Renzi e il Pd riescono dove fallirono Prestigiacomo e Matteoli
    Pubblicato: 17/11/2016
    La legge “Sfasciaparchi” va avanti minacciosa in Parlamento. E poiché è lo stesso Pd a farla sua dopo che le modifiche incisive della legislazione esistente erano partite dal centrodestra, è probabile che pure alla Camera non incontri soverchie difficoltà. Anche se presidente della prestigiosa commissione Ambiente, Territorio, Lavori pubblici (dove ai tempi della legge 394 del ’91 sedeva uno dei suoi principali promotori, Antonio Cederna) è Ermete Realacci, già a capo di Legambiente. La quale, insieme a tutte (ben 17, davvero tutte) le associazioni naturaliste e ambientaliste, dal Wwf, a Italia Nostra, alla Lipu fino al combattivo Gruppo dei 30 (Boscagli, Mezzatesta e altri), contesta a tutto campo una autentica controriforma.
    Essa infatti abbassa le difese di legge delle aree protette, affida alle royalties da spremere a cavatori, trivellatori, cacciatori, gestori di sciovie, ecc. il riassestamento dei bilanci degli Enti parco, rende ancor meno “competente” e di livello sempre più locale il criterio di nomina di presidenti e direttori già oggi piuttosto mediocri e sensibili alle istanze corporative e municipalistiche, apre nuovi varchi alle potenti lobby della caccia nelle aree protette, individua per le aree marine forme consortili una diversa dall’altra, affida a Federparchi, organismo privato, la rappresentanza istituzionale dei vari enti pubblici di tutela e altro ancora.
    Per farla breve: anche qui, come nei Beni culturali – coi quali i Beni ambientali sono strettamente intrecciati nel palinsesto del paesaggio (molti Parchi sono anche “storici”, con borghi, santuari, aree archeologiche) – vige il nuovo principio di “far soldi”, “mettere a reddito”, trasformandoli in aree soprattutto ludiche e turistiche “redditizie”.
    Con tanti saluti ovviamente alla funzione primaria dei Parchi Nazionali di preservare un patrimonio fondamentale, anzitutto per la salute degli Italiani in anni di aumento planetario dell’inquinamento atmosferico (e l’avvento di Trump minaccia nuovo carbone e non energia “pulita”), di garantire l’integrità dei paesaggi italiani e la tenuta idro-geologica delle terre alte, specie sull’Appennino spopolato, nonché una economia sostenibile delle zone montane. Per non parlare della lotta che con le aree protette – cresciute da un modesto 3-4 % all’11-12% traguardo anni or sono impensabile – si fa al consumo di suolo, alla sua impermeabilizzazione a base di cemento+asfalto, che continua in Italia a ritmi doppi rispetto alle medie europee, favorendo frequenti alluvioni nelle città.
    Insomma si scontrano due strategie contrapposte e purtroppo, mentre nell’ultimo trentennio del ‘900 le sinistre (anche quelle Dc) sono state favorevoli all’ambiente e alla natura con leggi sui piani paesaggistici, sulla difesa del suolo, sulle aree protette e sui nuovi Parchi Nazionali (balzati allora da 4 a 23), oggi il Pd fa propria questa linea “economicistica”, riscuotendo vasti consensi, a destra ovviamente.
    Dove non erano riusciti Stefania Prestigiacomo e Altero Matteoli, riesce Matteo Renzi col fido Gian Luca Galletti del quale molte associazioni naturaliste chiedono da mesi le dimissioni per conclamata inadeguatezza al ruolo. E pensare che bastava aggiornare la legge-quadro vigente alle prescrizioni del Codice per il Paesaggio Rutelli-Settis e spingere per i piani paesaggistici da esso previsti quando siamo fermi a quello toscano (che i cavatori delle Apuani e altre lobby hanno ferocemente avversato), a quello pugliese e ai piani per le coste sarde della Giunta Soru.
    Vittorio Emiliani
    Giornalista, scrittore, Presidente del Comitato per la Bellezza.

  22. 4
    WWF Italia says:

    (inviato da WWF Italia per conto di Ambiente e Lavoro, AIIG – Associazione Insegnanti di Geografia, Club Alpino Italiano, Centro Turistico Studentesco, Ente Nazionale Protezione Animali, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Greenpeace Italia, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, LAV – Lega Antivivisezione, Legambiente, Lipu, Marevivo, Mountain Wilderness, Pro Natura, SIGEA, WWF Italia)
    COMUNICATO STAMPA, 10 novembre 2016
    SENATO APPROVA GRAVI MODIFICHE ALLA LEGGE QUADRO SU AREE PROTETTE IGNORANDO COMPLETAMENTE PROPOSTE MOTIVATE PRESENTATE DA TUTTO IL MONDO AMBIENTALISTA (E NON SOLO)
    “Né il Senato, né il Governo hanno accolto le osservazioni e le proposte di 17 Associazioni Ambientaliste e di centinaia di esperti e uomini di cultura, che hanno criticato in modo fermo e elaborato proposte migliorative. Risultato, una riforma sbagliata che chiediamo con forza venga modificata alla Camera”. Così le Associazioni subito dopo il voto con cui Palazzo Madama ha approvato, in prima lettura, il disegno di modifica della legge 394/91 sulle aree protette.
    “Non volendo cogliere il senso costituzionale che vede la tutela della natura in capo allo Stato, la riforma non valorizza il ruolo delle aree protette come strumento efficace per la difesa della biodiversità e non chiarisce il ruolo che devono svolgere la Comunità del Parco. Un testo che doveva rafforzare il ruolo e le competenze dello Stato centrale nella gestione delle aree marine protette, ma che in realtà continua a lasciare questo settore nell’incertezza e senza risorse adeguate. Perché non possiamo non sottolineare che questa riforma viene fatta senza risorse, che la legge approvata non riesce a delineare un orizzonte nuovo per il sistema delle aree protette e senza migliorare una normativa che, dopo 25 anni di onorato servizio, non individua una prospettiva moderna per la conservazione della natura nel nostro Paese”.
    Numerosi e tutti molto preoccupanti sono i punti più critici del disegno di legge approvato al Senato:
    – Una modifica della governance delle aree protette che peggiora la qualità delle nomine e non razionalizza sufficientemente la composizione del Consiglio direttivo, in cui viene prevista la presenza di portatori di interessi specifici e non generali come deve essere. Non vengono definiti strumenti di partecipazione dei cittadini né la previsione di comitati scientifici;
    – Una governance delle Aree marine Protette che non prevede alcuna partecipazione delle competenze statali e individua Consorzi di gestione gli uni diversi dagli altri;
    – L’assenza di competenze specifiche in tema di conservazione della natura di Presidente e Direttore degli Enti Parco;
    – Un sistema di “royalties” che, pur legato ad infrastrutture ad alto impatto già esistenti, deve essere modificato per evitare di condizionare e mettere sotto ricatto i futuri pareri che gli enti parco su queste dovranno rilasciare;
    – Una norma che attraverso la “gestione faunistica”, con la governance prevista, acuirà le pressioni del mondo venatorio;
    – L’istituzione di un fantomatico Parco del Delta del Po senza che venga definito se si tratti o meno di un parco nazionale, quando peraltro la costituzione di questo, come Parco Nazionale, è già oggi obbligatoria ai sensi dalla legge vigente;
    – Non si vietano le esercitazioni militari nei parchi e nei siti natura 2000;
    – Non si garantisce il passaggio delle Riserve naturali dello Stato, del personale e delle risorse impegnato, ai parchi.
    Sono alcuni dei motivi che fanno di questa riforma una riforma sbagliata, incapace di dare soluzioni ai problemi delle Aree Protette, ma addirittura tale da avvicinare troppo sino a sovrapporre pericolosamente i portatori d’interesse con i soggetti preposti alla tutela, svilendo la missione primaria delle aree protette e mettendole in ulteriore sofferenza. Alla luce di ciò, gli elementi utili introdotti dalla riforma, soprattutto in termini di pianificazione, di classificazione e gestione dei siti della rete Natura 2000, di considerazione dei servizi ecosistemici, appaiono sostanzialmente depotenziati.
    “Abbiamo dato la massima disponibilità al confronto, elaborando argomenti seri e proposte dettagliate. Con infinito rammarico siamo costretti a dover prendere atto di mancate risposte del relatore, della maggioranza e del Governo, con il risultato doppiamente negativo di perdere l’opportunità di miglioramenti costituzionalmente coerenti e di determinare un grave scollamento tra la politica italiana ed un approccio alla conservazione della natura coerente alle indicazioni ed agli obblighi internazionali”, continuano le Associazioni ambientaliste che concludono: “A venticinque anni dalla sua approvazione, il Senato, snaturandone i presupposti, approva modiche inadeguate alla legge sulle aree protette che ha garantito la conservazione della natura e la salvezza di una parte cospicua del territorio italiano. La questione ora si sposta alla Camera dei Deputati dove le Associazioni Ambientaliste faranno di tutto per far sentire una voce va ben oltre loro e coinvolge tutto il mondo della cultura e della scienza del nostro Paese”.

  23. 3
    Daniele says:

    Pienamente d’accordo con la posizione di Mountain Wilderness e, purtroppo, anche con il dubbio espresso da Luciano Pellegrini.

  24. 2
    Bruno says:

    Le polemiche tra le associazioni ambientaliste non è un bello spettacolo, soprattutto su un argomento, la riforma della legge quadro sui parchi, che richiederebbe una risposta unitaria senza divisioni “ideologiche”.

  25. 1
    luciano PELLEGRINI says:

    Considerato che le associazioni ambientaliste riconosciute dal ministero dell’ambiente sono ottanta ed i firmatari sono sedici… le “sessantaquattro” associazioni mancanti, hanno un motivo?

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