Seguire il cuore

Seguire il cuore
(intervista a Tamara Lunger)
di Antonella Ferraris
(pubblicato su alpslover.com il 2 novembre 2018)

Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)

In occasione dell’IMS (International Mountain Summit) di Bressanone ho incontrato Tamara Lunger, protagonista della presentazione di sabato 13 ottobre 2018, per parlare delle sue passioni, dei suoi progetti, del suo futuro. L’ho incontrata nella hall del Brixen Forum, in mezzo ai musicisti che preparavano il sound check per la serata. Tamara è arrivata dalla Walk and Talk del giorno al rifugio Santa Croce di Lazfons, sorridente e gentilissima, e molto dispiaciuta per il disguido del giorno precedente quando era saltato l’appuntamento organizzato dall’IMS. C’è rumore, ma non avendo in programma dirette multimediali, a cui peraltro sembra molto più abituata, possiamo parlare tranquillamente. L’unico mezzo elettronico funzionante è l’IPhone che registra perfettamente il nostro discorso, e la mia Canon.

L’ultima volta in cui ho letto di te sulla stampa è stato in primavera al tuo ritiro dal Lange Weg (1). Mi vuoi raccontare come è andata? (E’ evidente che di quest’ultima esperienza non è particolarmente soddisfatta).
“L’idea è bellissima, mi piace molto e la rifarò sicuramente in futuro, ma non quest’anno… non è stato organizzata bene, eravamo sette sconosciuti e non ci siamo amalgamati bene. Litigavamo tutte le mattine su cosa fare, quanto fare…”.

Bressanone. Tamara Lunger all’International Mountain Summit, 2018

– I problemi muscolari ora sono passati però…
“Sì sì, tutto a posto”

E’ evidente che per lei il partner in montagna è molto importante. 

Con Simone Moro hai formato una cordata che secondo me segna una svolta nel ruolo delle donne nella comunità alpinistica. Tamara e Simone sono assolutamente alla pari.
“A me piace molto andare in montagna con lui, molto molto, perché ormai ci conosciamo bene e lui sa come prendermi, se mi deve lasciare più in pace o spronarmi… e poi un’altra cosa, io sono la parte più sensibile, più sentimentale e lui più fattivo, razionale. “Tami adesso dobbiamo scalare con la testa e non con il cuore e quindi aspettiamo un altro giorno e poi partiamo” mi dice e alla fine io devo sempre dirgli “Simo, avevi ragione”. E’ un dare e ricevere e un crescere insieme. Una volta lui ha detto “Io mi sento protetto con Tamara come con un altro compagno di cordata uomo. Tamara è forte abbastanza, è brava da tirarmi fuori dalla merda.” Questo per me è un complimento bello: dice che io sono il più forte alpinista che lui abbia visto in alta quota e questo mi fa molto piacere”.

Tamara sorride. Simone le ha fatto davvero il più bel complimento possibile: con lei si sente al sicuro. Sa che in qualsiasi circostanza difficile potrà contare su di lei, come contava su Anatoli Bukreev, il grande alpinista kazako morto durante l’ascensione invernale dell’Annapurna, da cui Simone Moro miracolosamente si era salvato.

Come ti dicevo prima, non sono tante le donne come te…
“Forse pensano di non essere in grado, in Himalaya vedo molte alpiniste che fanno cose con l’ossigeno e gli sherpa, a me non interessa, ma forse per loro è importante, forse semplicemente non credono di essere capaci di fare questa cosa. Devi avere un compagno di cordata che fa le cose come le vuoi tu e io in Simone ho trovato un compagno.
Io però non voglio vedermi uguale o meglio di qualcuno, io voglio sempre crescere, per me ognuno ha il suo carattere e il suo talento e la sua capacità”.

Robert Jasper, ieri sera (2) ha raccontato le sue avventure in solitaria in Groenlandia, e ha detto che, anche se ama molto arrampicare con altri, con la famiglia o con gli amici, sente il bisogno, di tanto in tanto, di stare in montagna completamente da solo. Tu che ne pensi? Ti è mai venuta questa tentazione?
“Sto pensando già da un po’ che forse dovrei partire per una cosa così, forse non così difficile, sarebbe sicuramente bello perché capisci veramente cosa puoi fare, devi essere sempre con le antenne fuori, il pericolo, il cibo, la logistica e l’umore, la testa… devi avere sotto controllo tutto. Cresci un sacco.

Come ti senti qui a Bressanone?
E’ come essere a casa. Sono venuta qui il primo anno, ho seguito tutte le conferenze, io stavo iniziando e volevo essere come loro… E’ stata come una scuola.

E ora lo sei diventata, come loro…
“Dopo le ultime esperienze devo capire cosa voglio veramente, se fare gli Ottomila, se dedicarmi all’avventura. Ho già deciso che non voglio andare in un campo base dove ci sono altre persone, questo per me è molto importante, e allora devo trovarmi altre mete dove non c’è nessuno o fare altro“.

Beh, certamente al Pik Pobeda questo inverno non avrete trovato molte persone… (Anche quella del Pik Pobeda è stata un’avventura estrema, un monte isolato in uno dei luoghi più freddi e inospitali della terra, in Siberia, il cui campo base è raggiungibile solo in slitta e con temperature che in alcuni casi hanno sfiorato i settanta gradi sotto zero).
“Al Pik Pobeda, nessuno, davvero bellissimo. Come vivono lì, è un mondo a parte, dove io dico ci sono dei veri uomini, noi siamo diventati mezze camicie, non siamo più costretti a uscire dalla nostra comfort zone, lì si cresce, se uno non prova veramente non se ne rende conto. Lì davvero si comprende come sia vivere al limite e sentirsi una formica vicino a questa natura bellissima. E se tu sei al campo tre del Nanga d’inverno, guardi fuori un bellissimo tramonto, con le montagne intorno e dici cacchio, io sono una delle pochissime persone che possono vedere tutto questo, e mi sento talmente fiera e orgogliosa di avere avuto questa possibilità. Prima di me erano in pochissimi e io sono qui ora. Io posso far parte di questi pochi. Affrontare tutto con molto rispetto, sentire per me questa energia sacra”.

Parlando di situazioni estreme, che cos’è il limite per te?
“Il limite è quando perdi la vita, se tu ci arrivi vicino a questa cosa capisci molto di più su di te, se hai pensieri chiari, se hai il panico, se vai fuori di testa. Lì vedi davvero chiaro in te stesso.

– Il tuo ultimo sogno?
“Il mio sogno sarebbe di muovermi con il vento, con la natura: in India, quando ho volato con il parapendio, abbiamo volato con le aquile, sentivo di fare la cosa giusta, la cosa che volevo fare, ero totalmente immersa nella natura, e se seguo la natura seguo il mio cuore. Come quando dopo un allenamento ti tuffi in dentro ad un lago molto freddo, anche queste cose ti riportano vicino alla terra…

Note

  1. Il Red Bull Der Lange Weg è il più lungo percorso di scialpinismo della storia che va dai dintorni di Vienna fino a Nizza in Francia, prendendo non l’itinerario più diretto, ma il più difficile, che prevede la scalata del Grossglockner, del Pizzo Palù, della Punta Dufour nel Rosa e del Monte Bianco, in soli quaranta giorni. Tamara si è ritirata durante il percorso per problemi muscolari.
  2. Il 12 ottobre 2018 Robert Jasper ha raccontato le sue scalate in Groenlandia, mettendo in evidenza la bellezza dei luoghi, ma anche le difficoltà e i fastidi (le zanzare), e le paure (gli orsi polari).

 

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Seguire il cuore ultima modifica: 2018-11-21T05:33:14+01:00 da GognaBlog

4 pensieri su “Seguire il cuore”

  1. 4

    É un mondo difficile, di vita intensa

    Felicità a momenti

    Futuro incerto

    Sonata di vento…

    TONINO CAROTONE da “Me cago en el amor”

  2. 3

    Da quanto so Tamara è stata allenata dalla moglie di Simone Moro, quando era adolescente; inqualche modo lei è stata il tramite tra loro due. Una delle cose che ho cercato di evidenziare nell’intervista è proprio che fra loro non c’è un coinvolgimento sentimentale. Poi … tutto può succedere

  3. 2
    paolo panzeri says:

    Piacevole intervista in stile moderno!
    Brava la giornalista a creare. 🙂

    Marcello, Barbara è amica di Tamara, e poi come sua seconda moglie conosce bene Simone e lo accetta (però spero senza usare una accetta) 🙂

  4. 1

    Cosa penserà la moglie di Simone?

     

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